Con la proposta di riforma del catasto 2017 cambierebbero le rendite e le categorie catastali. Chi ci guadagna e chi ci perde?
Lo scorso 13 aprile, il Governo ha presentato al Senato il disegno di legge sulla riforma del Catasto, che prevede la revisione delle categorie e l’aggiornamento dei valori catastali, con importanti conseguenze a livello di imposizione fiscale. Come spesso accade, se la riforma del Catasto sarà approvata, ci sarà qualcuno che pagherà di più e altri pagheranno di meno, rispetto ai valori catastali attuali, che da 40 anni non sono stati mai aggiornati. Se questa sarà la volta buona è difficile dirlo, perché le varie forze politiche sono divise.
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Riforma Catasto 2017: cosa cambia?
In base al testo attuale, salvo modifiche da parte del Parlamento, innanzitutto le categorie di abitazioni A1 (di tipo signorile), A2 (di tipo civile) e A3 (di tipo economico) verrebbero abrogate e sostituite dalla lettera “O”, che sta per ordinarie (abitazioni ordinarie).
Il calcolo della rendita catastale dovrebbe avvenire sulla base della superficie (numero di metri quadrati) e di altre caratteristiche dell’immobile, come la presenza o meno di balconi, il piano in cui è ubicato, la presenza o meno dell’ascensore, ecc… Dovrebbe scomparire, invece, come criterio di determinazione della rendita, la considerazione del numero di vani di cui è composto l’immobile.
Chiaramente la rendita catastale degli immobili, calcolata con i nuovi criteri, sarà diversa rispetto a quella effettuata con i criteri vigenti oggi. Si stima in particolare che le rendite aumenteranno fino a raddoppiare, ma questo aumento verrebbe essere compensato con la revisione delle aliquote IMU, IRPEF e IVA.
Chi pagherà di più e chi di meno con la riforma del catasto 2017
Coloro che andranno a pagare di più, con questo nuovo sistema, saranno probabilmente i proprietari delle seconde case, cioè i proprietari di una o più abitazioni oltre a quella principale.
Dovrebbero lievitare anche le somme da pagare per chi è proprietario di immobili nei centri storici, così come per coloro che costruiscono delle ville sui fondi rustici. Dovrebbero, invece, risparmiare i proprietari di abitazioni che oggi vengono classificate come A2 o A3.
Inoltre, gli aumenti e le riduzioni di esborsi conseguenti alla riforma potrebbero essere diversi anche a seconda della città o del paese in cui si trova l’immobile.
Bisogna tenere conto, inoltre, che la rendita catastale ed anche la distinzione tra categorie catastali, non ha conseguenze solo sul pagamento di tasse e imposte sulla casa. Infatti spesso vengono utilizzate anche come criteri per la fruizione di servizi, agevolazioni, bonus fiscali, contributi, attraverso il parametro ISEE (Indicatore della situazione economica equivalente). Cambiando la rendita catastale, subirà una variazione anche questo parametro.
L’ISEE viene utilizzato come criterio per ammettere o meno una persona a godere di determinati servizi o prestazioni sociali o anche solo per determinarne le tariffe o l’ammontare di bonus e agevolazioni. Viene impiegato, ad esempio, nel calcolo delle rette degli asili, come criterio di assegnazione di borse di studio, per determinare eventuali sconti sull’abbonamento al servizio di trasporto pubblico, ecc…
Oltre all’ISEE, questa riforma andrebbe ad incidere anche su alcune agevolazioni e finanziamenti legati all’acquisto o alla ristrutturazione della prima casa, da cui sono escluse le abitazioni di lusso. Con la ridefinizione delle categorie catastali, il legislatore dovrebbe anche preoccuparsi delle interferenze che la riforma catastale avrebbe su altre normative.
Per il momento è possibile solo un esame sul testo che è stato proposto, cercando di fare delle previsioni su ciò che cambierebbe se la riforma del catasto 2017 dovesse essere approvata. Ma il testo potrebbe subire dei cambiamenti, così come potrebbe essere bocciata dal Parlamento. Le prossime settimane potrebbero essere decisive.
Fonte: Disegno di legge n.2796