Chi è il prestanome e quando è possibile avvalersi di lui?

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La legge consente l’utilizzo del prestanome quando l’intento non è fraudolento. Ma come difendersi quando sono lesi i nostri interessi? Come è possibile provare la simulazione?

Chi di noi non ha mai sentito parlare di prestanome? Molto spesso se ne parla, in diversi ambiti, per indicare una persona (detta in gergo “testa di legno”) che finge di essere titolare di un bene o di un’attività per conto dell’effettivo proprietario o titolare.

In linea di massima si può legalmente ricorrere ad un prestanome se questo non comporta un illecito e non danneggi nessuno.

Chi è il prestanome? Cos’è la simulazione?

La legge prevede una normativa sul prestanome nel codice civile (artt. 1414-1417), quando si parla di “simulazione” o “negozio simulato”. L’ipotesi presa in considerazione è quella di due soggetti che stipulano un contratto (ad esempio di compravendita di una casa), ma poi stringono un accordo sottobanco per rendere inefficaci gli effetti del contratto.

È il caso dell’intestazione fittizia di una casa ad un’altra persona, ad esempio: sulla carta risulta che Tizio abbia venduto la casa a Caio, ma di fatto Tizio rimane ancora l’effettivo proprietario della casa. Caio, il proprietario “apparente”, sarà quindi il “prestanome”.

Quando è lecita la simulazione?

La simulazione, e quindi l’uso di un prestanome, sono leciti a condizione che con questa operazione non vengano commessi degli illeciti e che nessuno ne resti danneggiato. Purtroppo l’esperienza ci dice che molto spesso si ricorre alla simulazione per frodare il fisco, i creditori o per aggirare alcune norme del codice civile o di diritto amministrativo.

Un caso molto frequente di simulazione illecita riguarda la compravendita di immobili al fine di eludere la “quota di legittima”, ossia la quota minima a cui ogni erede legittimo ha diritto. In pratica il proprietario, prima di fare testamento, decide di cedere un immobile ad una determinata persona (un figlio, un nipote, un fratello, un amico ecc…), ma per evitare che questo immobile rientri nel patrimonio ereditario dopo l’apertura della successione alla sua morte, e che quindi il lascito venga impugnato dagli eredi, viene simulata una compravendita. Se gli eredi danneggiati riescono a provare la simulazione possono chiedere l’annullamento degli effetti della compravendita.

Altri casi frequenti sono quelli del debitore che cede i propri beni per sottrarli ai creditori e degli imprenditori che intestano l’azienda ad un familiare, pur restandone gli effettivi amministratori, oppure quelli di un politico che vuole evitare di incorrere in condizioni di incompatibilità.

Allora, quando può essere utilizzata in maniera lecita la simulazione? Generalmente l’uso lecito della simulazione si verifica per motivi di privacy o di sicurezza. Si pensi ad esempio ad una persona soggetta a intimidazioni, che per evitare delle ritorsioni preferisce mantenere una certa riservatezza sulle sue proprietà. Se da ciò non deriva un illecito, l’uso del prestanome è pienamente legittimo.

Come difendersi quando l’uso del prestanome ci danneggia?

Ci sono diversi rimedi contro l’uso illegittimo della simulazione, anche se non sempre è così facile dimostrarlo. Senza addentrarci in tecnicismi possiamo dire che è possibile “dissimulare” il contratto di compravendita e dimostrare chi è l’effettivo proprietario, in modo da tutelare i propri interessi.

Ad esempio, se siamo creditori nei confronti di una persona e questa persona ha venduto fittiziamente un immobile per nascondere il proprio patrimonio, è possibile avvalersi, se ne ricorrono le condizioni, della cosiddetta “azione revocatoria”, che permette di neutralizzare gli effetti della vendita. Se invece della compravendita è stata fatta una donazione, allora si può procedere con il pignoramento diretto presso il proprietario apparente.

Anche il Fisco può difendersi dai tentativi di sottrarsi al pagamento dei tributi dovuti. Per questo sono ammessi indagini e accertamenti nei confronti di familiari e terze persone per dimostrare l’intestazione fittizia di beni.

Come dicevamo, la prova della simulazione non è sempre facile da trovare. Attraverso una serie di indizi (o “presunzioni”) che portino verso la stessa direzione e – se possibile – delle testimonianze, si può riuscire a dimostrare l’intestazione fittizia di un bene. Tuttavia, nei casi in cui una persona sia fortemente indebitata, e soprattutto quando un imprenditore è insolvente, la presunzione è già prevista dalla legge.

Come potete vedere la possibilità di difendersi dalla simulazione c’è, anche se richiede le specifiche competenze di un avvocato. Pertanto se ritenete di essere stati danneggiati da una situazione simile non esitate a chiedere la consulenza di un professionista per tutelare i vostri interessi.