Al Bano invitato ufficialmente a cantare per la pace a Mosca: la notizia che divide l’opinione pubblica

Quando la musica incontra la geopolitica, il palcoscenico diventa terreno minato: lo dimostra ciò che è successo in Germania, dove Rod Stewart è stato fischiato mentre esprimeva il suo sostegno pubblico all’Ucraina. Un evento che, come uno spartito conteso da troppi direttori d’orchestra, risuona molto al di là delle note, spaccando l’opinione pubblica e rivelando fratture profonde nella società europea.

Rod Stewart, applausi e fischi a Leipzig

Secondo quanto riportato dai media tedeschi, la pop star britannica Sir Rod Stewart è stata oggetto di fischi durante un concerto in Germania dopo aver dichiarato il suo pieno sostegno all’Ucraina nel conflitto contro la Russia. Il contrasto tra chi lo applaudiva e chi lo contestava è solo il riflesso di un’opinione pubblica estremamente divisa.

In particolare, a Leipzig, una città che “storici ricorderanno come parte dell’ex Germania Est e satellite del Patto di Varsavia sovietico” (come sottolineato dal commentatore Carl Hewitt), sembra che la simpatia verso i russi abbia ancora radici profonde, forse confermate anche dall’ex cancelliera Merkel. Qui, il palcoscenico di Stewart si è trasformato in una cassa di risonanza per tensioni politiche e sociali ben più ampie di un semplice evento musicale.

Divisioni profonde nella società tedesca

Non è stato solo un episodio isolato: i commenti pubblici all’articolo che riportava il tutto sono stati inondati da troll che affrontavano l’argomento con toni trionfali, come spesso accade quando l’estrema destra e l’estrema sinistra si toccano…su questo, internet sembra essere d’accordo.

L’opinione pubblica resta spaccata:

  • Alcuni temono che il sostegno della Germania a Kyiv possa peggiorare ed espandere il conflitto;
  • Altri criticano la quantità di denaro che viene investita nella causa ucraina, a discapito magari di altre priorità interne.
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Molti abitanti della Germania dell’est hanno tuttora forti legami storici e culturali con la Russia. In più, il paese ospita molte persone di origine russa o discendenti tedeschi che, dopo la dissoluzione dell’Unione Sovietica, sono tornati nella “madrepatria” per cercare una vita migliore. C’è chi, come Inna Counts, racconta di ex compagni di scuola originari dell’Ucraina trasferitisi in Germania e ormai influenzati dalla propaganda russa fino a considerare gli amici ucraini “nemici e nazisti”. Un cambio radicale di prospettiva che mette in evidenza il potere della disinformazione.

Concerti, troll e propaganda

Secondo Scott Driver, non si dovrebbe sottovalutare la capacità russa di “piazzare i propri agenti” anche negli eventi culturali, sebbene il tutto esaurito all’evento dimostri anche un forte sostegno, almeno superficiale, per l’Ucraina e per Stewart. Tuttavia, per altri, come Jonny James, la situazione richiederebbe una reazione ancora più decisa — “avrebbe dovuto lasciare il palco anziché suonare per chi giustifica l’aggressione, i rapimenti, la tortura, la guerra”.

Mentre alcune voci sostengono che i tentativi dell’Ucraina di unirsi alla NATO — secondo Christopher Meyer, “istigati dalla stessa Alleanza Atlantica” — abbiano contribuito ad esasperare la situazione, altri come Richard Salter rispondono con un richiamo alla storia: “prima di parlare, bisognerebbe conoscere la verità e non giustificare chi invade e cancella cultura, lingua e tradizioni”. Per questi ultimi, pace significa innanzitutto il ritiro russo, la restituzione dei bambini ucraini deportati, la liberazione dei prigionieri e la restituzione della sovranità al popolo ucraino.

Alla fine, come suggerisce un commentatore anonimo, a Leipzig — “città in cui comunisti e nazisti sembrano trovarsi a proprio agio” — i sostenitori di Putin potrebbero aver acquistato in blocco i biglietti proprio per disturbare il concerto e trollare Stewart. Nonostante tutto, Sir Rod prosegue il suo impegno: ha ospitato due famiglie ucraine, dando un esempio tangibile lontano dalle polemiche da social.

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Il bivio tra musica e posizione politica

La vicenda di Rod Stewart in Germania ricorda, con una certa ironia, che il palco può trasformarsi facilmente in campo di battaglia. Se la musica dovrebbe unire, oggi spesso rivela crepe profonde.

Forse la vera domanda non è se i musicisti debbano scegliere da che parte stare, ma cosa succede quando il pubblico stesso è tanto diviso da trasformare una nota in un proiettile. Nel caos dei fischi e degli applausi, vale la pena ricordare che, a volte, servirebbe semplicemente ascoltare – davvero – prima di giudicare.

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