“Non mi hanno permesso nemmeno di salutarlo”: Katia Ricciarelli svela tutto sul testamento di Baudo e il ruolo choc della segretaria

Non sempre la vita reale segue il copione perfetto delle grandi storie d’amore. E spesso, il “grazie e arrivederci” lo si deve leggere tra le righe — o tra le carte di un testamento. Katia Ricciarelli, celebre soprano e per diciott’anni compagna di vita di Pippo Baudo, rompe il silenzio con parole che colpiscono il cuore (e, stavolta, senza il microfono dell’Arena di Verona): “Non mi hanno permesso nemmeno di salutarlo”. Dietro le luci dei riflettori, una vicenda fatta di distanze, scelte testamentarie scioccanti e tante emozioni non dette. Ecco tutto quello che ha raccontato Katia sulla divisione dell’eredità di Baudo, sul ruolo della storica segretaria e, sì, sulla sua estrema indipendenza economica.

Testamento di Pippo Baudo: una divisione che fa discutere

Katia Ricciarelli ha scelto le pagine de Il Messaggero per esprimere il suo sconcerto riguardo al testamento dell’ex marito. Una vicenda che ruota attorno a un patrimonio di circa 10 milioni di euro e che, come sottolinea la soprano, vede una divisione davvero inusuale:

  • Dina Minna, la storica segretaria di Pippo Baudo per ben 36 anni, riceverà una quota di eredità equivalente a quella dei figli del conduttore, Tiziana (nata nel 1970) e Alessandro (classe 1962).
  • Katia Ricciarelli invece non è menzionata nel testamento. “Il divorzio scioglie il vincolo matrimoniale e i diritti successori ad esso connessi”, precisa la stessa Katia, dimostrando ancora una volta la sua schiettezza.

Per Katia, questa decisione lascia l’amaro in bocca, non tanto per una questione di denaro, quanto per ciò che simboleggia: “Non ritengo giusto che la segretaria abbia la stessa eredità dei figli”, dichiara senza mezzi termini, aprendo così un dibattito su affetti e ruoli famigliari.

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Dina Minna, una presenza ingombrante?

Dietro la figura di Dina Minna, la segretaria diventata quasi istituzione accanto a Baudo, si celano dissapori e incomunicabilità. Secondo Katia, non avrebbe ricevuto quella cortesia minimale che, tra ex compagni di vita, ci si potrebbe aspettare. Anzi, svela:

  • “Non so neanche di cosa sia morto. Nulla di nulla.”
  • Nonostante il lungo matrimonio dal 1986 al 2004 (e il divorzio definitivo nel 2007), Ricciarelli dice di essere stata mantenuta a distanza da chi stava accanto a Baudo negli ultimi tempi, cioè proprio Dina.
  • Persino molti amici comuni lamentavano con Katia la difficoltà di mettersi in contatto con Pippo.

Quando le si fa notare che, secondo la stessa Minna, Baudo era “come un padre”, Katia replica secca: “A me non risulta. E allora i figli veri cosa dovrebbero dire?” lasciando intendere che, per lei, l’aritm etica degli affetti è una questione molto più complessa di quella di una divisione patrimoniale.

Indipendenza (vera!) e amarezza

Katia Ricciarelli colpisce ancora per la sua autenticità, smentendo qualsiasi voce su eventuali vantaggi economici ricevuti dal divorzio. “Io non ho mai percepito neppure l’assegno di mantenimento dopo il divorzio. Per mia scelta. Al momento del matrimonio io e Pippo scegliemmo pure la separazione dei beni. Ho sempre preferito un’indipendenza economica: lavoro da una vita e non ho bisogno di nulla”. Insomma, più chiaro di così… aggiungendo anche un pizzico di ironia: “Ma se tutte le segretarie sono trattate così, forse ho sbagliato mestiere”.

L’ultimo saluto mancato: un dolore che resta

Il vero colpo al cuore? Non poter dare l’ultimo saluto a chi ha condiviso diciott’anni della propria vita. Katia lo racconta con amarezza non nascosta:

  • “Non avrei mai immaginato che mi fosse preclusa la possibilità di salutare per un’ultima volta quello che è stato il mio compagno di vita per diciott’anni.”
  • Ha appreso la notizia della scomparsa di Baudo solo tramite messaggi di condoglianze, la sera del 16 agosto, da amici e colleghi.
  • L’ultima volta che ha visto Pippo risale al 2019, in occasione di un concerto all’Arena di Verona. C’era anche Dina.
  • “Immaginavo e speravo di essere messa al corrente di un’eventuale malattia dell’uomo con cui ho condiviso quasi vent’anni di vita. E invece niente. Non una telefonata, un messaggio: niente di niente.”
  • L’unica cosa detta a Dina alla camera ardente: “Mi aspettavo una telefonata.” La risposta? Nessuna.
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Come spesso accade dietro le storie dei grandi personaggi, restano sentimenti irrisolti e domande inevase. Forse la lezione più grande è nell’indipendenza e nella dignità con cui, anche quando le luci si spengono, ognuno può affrontare i propri addii. E, se capitate davanti a un testamento così imprevedibile, almeno consolatevi pensando: forse era meglio fare la segretaria…

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