Renato Zero: dietro la maschera iconica, un uomo che ha riscritto le regole della musica italiana e ha resistito al tempo, decade dopo decade. Preparati: questo non è solo un viaggio tra parrucche eccentriche e stadi pieni, ma una cavalcata tra dischi d’oro, provocazioni, e cuori accesi!
Dalle origini alla scena: i primi passi di un “Zero” che vale infinito
Renato Zero, all’anagrafe figlio di Domenico Fiacchini e Ada Pica (entrambi di Esanatoglia, provincia di Macerata), nasce letteralmente lottando: colpito da anemia emolitica neonatale, viene salvato da una trasfusione totale. Ma la vera rinascita arriva più tardi, quando decide di abbandonare l’Istituto di Stato per la cinematografia e la televisione Roberto Rossellini per seguire senza esitazione la sua passione smisurata per musica, danza, canto e recitazione.
Il debutto nel 1968 al “Beat Raduno” di Monte Compatri lo vede già inserito tra cinema e musica, a braccetto con un giovane gruppo di artisti tra cui spiccano Loredana Bertè e Mia Martini. Non basta, sai, il suo primo 45 giri – prodotto da Gianni Boncompagni – vende appena venti copie, ma l’arte di Zero non conosce flop duraturi: è solo l’inizio di una carriera che decollerà, letteralmente, su ogni palco d’Italia. E che dire della scelta dello pseudonimo? Ironia tagliente verso i denigratori – “Sei uno zero!”, dicevano – lui invece lo eleva a marchio.
Il viaggio tra gloria, provocazione e dischi da record
- 45 album pubblicati: 33 in studio, 7 dal vivo, 5 raccolte ufficiali.
- Più di 500 canzoni scritte, anche per altri interpreti.
- 48 settimane al primo posto in classifica italiana.
- Oltre 55 milioni di dischi venduti in Italia, altri 4 milioni nel mondo.
- Unico artista con un album al n.1 per sei decenni consecutivi.
Negli anni Settanta abbraccia il glam rock. Cipria, paillettes, abiti e make up da vero istrione, personaggio raccontato in pezzi come Mi vendo e in Zerofobia. Sviluppa temi provocatori e alternativi e diventa, nel tempo, un pioniere del genere – parola del sito americano Dangerous Mind. Con Zerolandia (e il mitico tendone) sforna brani come Triangolo, Fermoposta e Sbattiamoci, portando avanti messaggi sociali: pro vita, anti aborto, anti-droga e contro il sesso vissuto con leggerezza. Sempre avanti, anche nei suoni e nei temi.
La forza dei numeri ma soprattutto quella dei sorcini
Zero è molto più di cifre e canzoni: è un’esperienza collettiva. I suoi fan, da zerofolli a sorcini (per il famoso “Sembrano tanti sorci!” esclamato a Marina di Pietrasanta), hanno dato vita a una vera e propria tribù. E non sono mai mancati i brani pensati per loro, come I figli della topa, con la promessa di vere “Sorciadi” olimpioniche, mantenuta con entusiasmo.
- Partecipazioni a maratone benefiche e televendite di raccolta fondi.
- Impegno per prevenzione dei disagi giovanili, lotta alle dipendenze e sostegno a orfanotrofi e reparti pediatrici.
- Fondazione di etichette indipendenti come Zerolandia, sempre attento alla crescita degli artisti emergenti.
- Progetto Fonòpoli: la “cittadella della musica” pensata come spazio artistico per giovani (anche se mai realizzata).
Oltre il mito: pubblico, privato e nuove sfide
Le dicerie sulla sua vita privata, alimentate da uno stile istrionico e da accentuati makeup, non hanno mai ottenuto conferme ufficiali: nel 2010, all’uscita di Segreto amore, Zero ha dichiarato la propria eterosessualità, citando solo due relazioni riconosciute. Ma il suo vero amore – inutile girarci intorno – rimane il pubblico. Senza di esso, tutti i record e le provocazioni avrebbero avuto un’eco ben più flebile.
La sua carriera non è stata solo musica: ha affrontato anche controversie legali (come l’avviso di garanzia per evasione fiscale, archiviato poi nel 2018). Ma è rimasta sempre in primo piano la sua dedizione verso il sociale e la cultura e la sua voglia di rimettersi in gioco, con nuovi album, grandi show e un dialogo costante con la sua platea.
Consiglio pratico? Se vuoi capire davvero l’Italia e la sua anima più autentica, ascolta Renato Zero. Ma attento: potresti ritrovarti circondato da sorcini, paillettes e… una voglia matta di non sentirti mai uno zero!
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