Chiara Ferragni paga un risarcimento alla “nonna Adriana”: la 76enne chiude la battaglia sul Pandoro gate, ma l’indagine va avanti

Chiara Ferragni e il caso “Pandoro Gate”: accordo con “nonna Adriana”, ma la partita giudiziaria non è finita

Cosa è successo davvero tra Chiara Ferragni e “nonna Adriana”

Il “Pandoro Gate” continua a far parlare di sé e, come spesso accade, non mancano i colpi di scena degni di una soap opera… solo con meno pandoro e più aule di tribunale. Stando a quanto riferito dal Corriere della Sera, Chiara Ferragni avrebbe raggiunto un accordo extragiudiziale con Adriana L., affettuosamente nota come “nonna Adriana”, una pensionata di 76 anni di Avellino. La settantaseienne era rimasta l’unica consumatrice a costituirsi parte civile fra tutti coloro che avevano acquistato il celebre pandoro rosa marchiato dal logo dell’influencer.

Nonna Adriana, spinta dalla genuina convinzione – supportata dai messaggi promozionali – che una parte del ricavato dell’acquisto sarebbe stata destinata a fini benefici, aveva comprato numerosi pandori. Peccato che, secondo l’accusa formulata al termine dell’inchiesta chiusa lo scorso ottobre, la società avesse già stabilito un contributo fisso a scopo benefico, indipendentemente dal numero di pandori venduti. Nella next-gen del marketing solidale, questo dettaglio pare essere sfuggito a molti consumatori… e anche ai loro portafogli.

L’accordo economico: il risarcimento (e un pizzico d’amarezza)

Il risarcimento concordato – e qui ci si può permettere un piccolo sospiro di sollievo – ammonterebbe a circa 500 euro. La somma, a detta delle parti, dovrebbe portare alla revoca formale della costituzione di parte civile da parte della signora Adriana durante la prossima udienza, fissata per il 4 novembre davanti al Tribunale di Milano.

  • Il presunto danno economico è stato calcolato considerando l’acquisto di circa dieci pandori (prezzo di 9,37 euro) rispetto ai 3,68 euro della versione tradizionale.
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I legali della pensionata, Giulia Cenciarelli e Mario Di Salvia, parlano di una “frustrazione” provocata dall’”intento di beneficenza mancato”. E del resto, come ha sottolineato la stessa nonna Adriana, la sua azione nasce “per difendere un gesto di generosità che credevo sincero. Comprai il pandoro pensando di fare del bene”. Un twist dal sapore dolce-amaro, visto il contesto dolciario.

L’indagine prosegue: Ferragni e gli altri imputati

I guai, però, non finiscono qui. L’inchiesta, condotta dai pubblici ministeri Cristian Barilli ed Eugenio Fusco, contestano a Chiara Ferragni l’accusa di truffa aggravata in concorso. Le campagne promozionali sotto osservazione riguardano sia il celebre pandoro Balocco sia le uova di Pasqua Dolci Preziosi degli anni 2021 e 2022.

  • Secondo la Procura, la pubblicità avrebbe potuto trarre in inganno i consumatori, facendo credere che una quota del prezzo fosse destinata a beneficenza.
  • Secondo i magistrati, il contributo benefico di 50mila euro a favore dell’ospedale Regina Margherita di Torino era già stabilito – senza alcun legame con le vendite effettive.
  • I presunti profitti non dovuti ammonterebbero a circa 2,2 milioni di euro, senza contare i vantaggi “d’immagine”.
  • Oltre a Ferragni, risultano imputati anche Fabio Maria Damato (ex collaboratore) e Francesco Cannillo, presidente di Cerealitalia-Id, proprietaria di Dolci Preziosi.

Nel menu delle accuse, un mix di numeri e nomi che rende il tutto un vero pasticcio giudiziario.

Prossimi appuntamenti in tribunale e le reazioni di Ferragni

L’udienza cardine è fissata per il 4 novembre, davanti al giudice Ilio Mannucci Pacini: lì sarà formalizzato l’accordo con la pensionata e saranno valutate altre richieste di parte civile, presentate da Adicu e Casa del Consumatore. Il Codacons, nel frattempo, ha ritirato la denuncia dopo aver trovato un’intesa economica autonoma con l’influencer mesi fa.

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Nella stessa seduta si discuterà anche la possibile scelta di un rito abbreviato, che velocizzerebbe il procedimento, riducendo la pena potenziale in caso di condanna. Le date successive sono già fissate: 25 novembre e 19 dicembre, mentre la sentenza è attesa per gennaio 2026. Insomma, abbastanza tempo per gustarsi (forse) un altro pandoro.

Nel frattempo, Chiara Ferragni, difesa dagli avvocati Giuseppe Iannaccone e Marcello Bana, ha sempre respinto ogni accusa, sostenendo di non aver mai voluto ingannare nessuno. L’imprenditrice, tramite numerosi organi di stampa, ha parlato di “errore di comunicazione”, precisando di “non aver mai commesso alcun reato”.

La vicenda che ha fatto scorrere fiumi d’inchiostro e litri di zucchero a velo ci insegna almeno una cosa: la beneficenza (così come la trasparenza) non va mai data per scontata, nemmeno quando il prodotto è rosa e l’hashtag promette magia. Restiamo sintonizzati, in attesa della prossima fetta di verità in tribunale!

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