Eleggendo il domicilio digitale, il cittadino potrà finalmente dire addio a raccomandate da firmare, avvisi di giacenza e file alle Poste o agli sportelli per il ritiro di corrispondenza con la PA.
Addio alle raccomandate, arriva il domicilio digitale. È quanto prevede il nuovo codice dell’amministrazione digitale (CAD), pubblicato in Gazzetta Ufficiale nello scorso mese di gennaio.
Grazie al domicilio digitale, il quale sarà attivato entro l’estate 2018, ogni cittadino, associazione o ente avrà facoltà di indicare un proprio indirizzo di posta elettronica certificata (PEC) o equivalente, in cui ricevere tutte le comunicazioni e le notifiche di atti, cartelle esattoriali, multe stradali, documenti e corrispondenza dalla Pubblica Amministrazione.
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Domicilio digitale: cos’è e come funziona
Per domicilio digitale si intende l’indirizzo di posta elettronica certificata, inserito nell’Anagrafe Nazionale della Popolazione Residente (ANPR) e messo a disposizione di tutte le pubbliche amministrazioni e di tutti i gestori di servizi pubblici che debbano inviare comunicazioni, documenti e notifiche al cittadino.
In altri termini, il domicilio digitale altro non è che una sorta di domicilio virtuale in cui confluirà tutta la corrispondenza tra cittadino e pubblica amministrazione. Si comprende come la Pubblica Amministrazione potrà così comunicare con i cittadini in maniera molto più agevolata, in tempi brevi e senza intermediari.
Come attivare il domicilio digitale?
Per chi non ne sia già in possesso, è necessario innanzitutto dotarsi di un indirizzo di posta elettronica certificata (PEC). Sono diverse le società che rilasciano un indirizzo PEC utile per dialogare con la Pubblica Amministrazione (es. Poste Italiane, Aruba, etc.); basta fare una breve ricerca sul web per spaziare tra i diversi fornitori e le diverse offerte.
Dopodiché, il cittadino (o la persona giuridica) dovrà eleggere questo indirizzo e-mail quale domicilio digitale, comunicandolo alla PA per l’inserimento nell’Indice nazionale delle persone fisiche e degli altri enti di diritto privato che l’Agenzia per l’Italia digitale (AgID) deve realizzare entro il 2019. Tutti gli Indici nazionali migreranno poi nell’Anagrafe della popolazione residente (ANPR).
Il domicilio digitale è obbligatorio?
L’elezione del domicilio digitale per cittadini ed enti privati è una mera facoltà. Sebbene l’obiettivo della normativa sia quello di spingere tutta la popolazione ad averne uno, il cambiamento sarà graduale ed avverrà per il momento solo su base volontaria.
I vantaggi del domicilio digitale sono evidenti, grazie ad esso potrà infatti dirsi finalmente basta a raccomandate da firmare, avvisi di giacenza, file alle poste per ritirare multe o agli sportelli per ritirare documenti inviati dalla PA.
Fonte: Codice amministrazione digitale, articolo 3 bis.