Se dopo anni di indecisioni e tentennamenti, avete finalmente deciso di regalarvi un’estate più fresca acquistando un climatizzatore, non fatevi prendere dal panico per l’arrivo della così detta “tassa sull’aria condizionata”!
In questi giorni infatti, si sta facendo un gran parlare e si sta scrivendo di tutto a riguardo. Cerchiamo dunque di capire di cosa si tratta.
La direttiva Europea dalla quale tutto ha origine, impegna gli stati che ne fanno parte, a promuovere l’efficienza energetica nel comparto edilizio, equiparando i condizionatori agli impianti di riscaldamento.
Tale direttiva specifica che: ″gli Stati membri stabiliscono le misure necessarie affinché le parti accessibili degli impianti di condizionamento d’aria la cui potenza nominale utile è superiore a 12 kW siano periodicamente ispezionate. L’ispezione – prosegue la direttiva – comprende una valutazione dell’efficienza dell’impianto di condizionamento d’aria e del suo dimensionamento rispetto al fabbisogno di rinfrescamento dell’edificio″.
Ed ancora, su una circolare del MiSE si può leggere che il controllo di efficienza energetica viene effettuato ″su impianti termici di climatizzazione invernale di potenza termica utile nominale maggiore di 10 kW e sugli impianti di climatizzazione estiva di potenza termica utile nominale maggiore di 12 kW″.
Cosa significa tutto ciò?
In estrema sintesi: tutti i possessori di climatizzatori con una potenza nominale superiore a 12 kW sono obbligati ad effettuare un’ispezione periodica per ottenere la certificazione che garantisce l’efficienza dell’impianto.
Giusto per avere un’idea, diamo qualche indicazione tra potenza nominale espressa in kW ed i BTU (British Termal Unit). Un climatizzatore da 18000 BTU utilizzato normalmente per raffrescare un ambiente fino a 60 mq, ha una potenza nominale di 5 kW. Come visto in precedenza la revisione periodica scatta per climatizzatori con potenza nominale maggiore di 12 kW, che equivalgono a poco meno di 43000 BTU, necessari per raffrescare locali con superfici compresi tra i 130 ed i 160 mq.
Per concludere potete stare tranquilli, non stanno tassando l’aria che respiriamo!
Fonte: Dir. 2010/31/UE – www.sviluppoeconomico.gov.it