Quanti di noi hanno comodamente utilizzato, o continuano ad utilizzare, i buoni pasto forniti dal datore di lavoro per far la spesa al supermercato? Sicuramente tanti, se non tutti! Eppure la norma è abbastanza chiara, e disciplina che l’uso dei ticket (che tra l’altro, può riguardare solo le somministrazioni di alimenti e bevande) può avvenire solo durante la giornata lavorativa (anche se domenicale o festiva).
I beneficiari non possono essere soggetti diversi dai lavoratori, per cui il buono non può essere ceduto, venduto, né convertito in denaro. Ma soprattutto non può essere cumulato, dovendo essere utilizzato esclusivamente per l’intero valore facciale. Inoltre, chi non fa la pausa pranzo, perde il buono pasto giornaliero, e non può recuperarlo, in quanto secondo l’Agenzia delle Entrate per poter utilizzare il buono pasto “deve essere individuabile un collegamento fra i tagliandi ed il tipo di prestazione cui danno diritto” e che lo stesso deve “consentire soltanto l’espletamento della prestazione sostitutiva nei confronti dei dipendenti che ne hanno diritto”. L’agevolazione, dunque, nasce dal fatto che i dipendenti, pur costretti a consumare il pasto nel corso della giornata lavorativa, non fruiscono di un servizio mensa.
Per fare un esempio pratico, il dipendente che ha diritto ai buoni pasto, non può saltare la pausa pranzo, accumulare i ticket e darli al coniuge per andare a far acquisti di ogni genere al supermercato.
A tentare di porre un freno a tutto ciò, ci pensa una nuova norma contenuta della Legge di stabilità che avvantaggia chi sceglie i ticket elettronici rispetto ai vecchi buoni in formato cartaceo, favorendo da un punto di vista fiscale sia il datore di lavoro che il lavoratore. Il rovescio della medaglia è che il buono elettronico è tracciabile, sarà quindi più facile risalire e sanzionare chi ne faccia un uso improprio.
Stop quindi alla spesa domenicale, effettuata nei supermercati, con buoni accantonati nell’arco del tempo per acquistare beni di ogni genere.
Fonte: Legge di Stabilità 2015