Fisco: al bando gli studi di settore dal 2017

L’Agenzia delle Entrate valuterà i contribuenti con i nuovi Indicatori di compliance.

Il pagamento dei contributi fiscali diventa un appuntamento al quale nessuno vorrebbe presentarsi ma, al fine di rendere quel momento meno doloroso possibile, è stata attuata una vera e propria rivoluzione fiscale che dà l’addio agli studi di settore per dare spazio agli Indici Sintetici di Affidabilità (ISA) o indicatori di compliance. Vediamo nel dettaglio di cosa si tratta.

La misura è contenuta nella Legge n. 225 del 1 dicembre 2016 recante disposizioni urgenti in materia fiscale e direttamente collegata alla Legge di Stabilità del 2017.

Sono i lavoratori autonomi, gli imprenditori ed i professionisti i destinatari della riforma che ne cambierà completamente il rapporto con il fisco. Dal 2018 tutti i contribuenti non saranno più valutati dall’Agenzia delle Entrate, attraverso gli studi di settore e quindi confrontando i ricavi dichiarati con quelli presunti ma tramite gli indicatori di compliance (ISA). La valutazione della congruità, avverrà su un dato sintetico, su scala da 1 a 10 che ne determinerà il grado di affidabilità. Più alto sarà l’indice maggiori agevolazioni fiscali otterranno (ad es. esclusione o riduzione dei termini di accertamento, riduzione dei tempi per ricevere i rimborsi fiscali).

Il nuovo indicatore sarà articolato in base all’attività economica svolta in maniera prevalente tenendo però sempre presente la specificità di ogni attività o gruppo di attività e prenderà in considerazione diversi elementi:

  • indicatori per il calcolo del livello di affidabilità;
  • stima di ricavi, valore aggiunto e reddito d’impresa;
  • modello di regressione basato su dati panel (8 anni di attività professionale invece di 1) con maggiori informazioni e stime più efficaci;
  • modello di stima sull’andamento ciclico senza la necessità di dover intervenire con specifici correttivi (i cosiddetti correttivi anti-crisi);
  • nuova metodologia di individuazione dei modelli organizzativi.

Al singolo contribuente saranno comunicati, attraverso l’Agenzia delle Entrate, il risultato dell’indicatore sintetico e le sue diverse componenti, comprese quelle che appaiono incoerenti. In questo modo il contribuente sarà stimolato ad incrementare l’adempimento spontaneo e incentivato a interloquire con l’Agenzia delle Entrate per migliorare la sua posizione sul piano dell’affidabilità.

La riforma sarà attuata gradualmente, infatti entro dicembre 2017 dovrebbero essere approvati i primi 70 ISA e riguarderà ben 8 settori economici:

  • commercio all’ingrosso di macchine utensili;
  • commercio al dettaglio di abbigliamento, calzature, pelletterie ed accessori;
  • amministrazione di condomini, gestione di beni immobili per conto terzi e servizi integrati di gestione agli edifici;
  • attività degli studi di ingegneria;
  • fabbricazioni di calzature, parti e accessori;
  • produzione e commercio al dettaglio di prodotti di panetteria;
  • manutenzione e riparazione di autoveicoli, motocicli e ciclomotori;
  • servizi di ristorazione commerciale.

L’addio definitivo agli studi di settore arriverà nel 2018, quando saranno messi a punto gli Indici per gli altri 80 settori economici, e il sistema degli ISA entrerà a pieno regime a partire dal 2019.

Non è possibile ancora stabilire se un cambiamento di tale portata possa portare gli effetti sperati; vero è che gli studi di settore erano ormai uno strumento di valutazione obsoleto perché per essere valido presupponeva un’attività economica “normale”, ma in un lungo periodo di instabilità economica come quello che stiamo vivendo negli ultimi anni il presupposto fondamentale viene meno. Altro punto critico era che gli studi di settore applicavano un parametro singolo per imprese di fatturato e dimensioni diverse: piccole e medie imprese hanno finito col pagare le imposte di imprese più grandi per fatturato. Con l’istituzione dei nuovi indici invece si dovrebbe innanzitutto agevolare la collaborazione tra contribuenti e fisco ed incentivare alla legalità riducendo al minimo l’evasione fiscale.

Non ci resta che aspettare di vedere i risultati di questa epocale rivoluzione fiscale.

Fonte: Gazzetta Ufficiale (capo II art. 7 bis.)