Aumenta il numero di chi esercita la professione di libero professionista nel nostro Paese. Molti sono gli italiani che per spirito imprenditoriale o perché costretti dalla crisi decidono di mettersi in proprio e di affrontare i rischi del lavoro autonomo. In un mondo in cui il “posto da dipendente” sembra essere diventato un miraggio, intraprendere la carriera da libero professionista rappresenta una chance di riscatto economico e sociale, un’opportunità lavorativa oltre che una scelta di coraggio. È la scelta di molti giovani che dopo numerosi anni di studio, tirocinio, anni di innumerevoli sforzi e sacrifici, e dopo il cosiddetto periodo di “gavetta” decidono di mettersi in proprio. Ma è anche la scelta di chi dopo anni di lavoro da dipendente in azienda, dopo aver accumulato un bagaglio di esperienza sufficiente, sceglie la libertà ed intraprende la via dell’autonomia.
Il libero professionista, infatti, non ha un datore di lavoro fisso e non instaura un rapporto di lavoro. È autonomo. Offre la sua esperienza, le sue capacità, il suo lavoro, senza la necessità di dipendere da qualcun altro.
I liberi professionisti possono, talvolta, appartenere a delle categorie protette. È il caso, ad esempio, degli avvocati, dei dottori commercialisti, dei medici, degli ingegneri, dei notai. In tutti questi casi per poter esercitare la propria attività è necessario iscriversi ai relativi albi professionali.
Come si diventa un libero professionista?
Oltre al titolo, se necessario, alla formazione e all’esperienza, per diventare un libero professionista è necessario aprire una Partita Iva. Aprire una Partita Iva è semplice. Basta presentare la richiesta all’Agenzia delle Entrate competente per territorio. È così che si crea il proprio profilo fiscale. Occorre inoltre l’iscrizione all’INPS. Queste operazioni, per fortuna, sono a costo zero.
Quali vantaggi per il libero professionista? Le spese deducibili.
Una volta aperta la Partita Iva è necessario mantenerla. L’esercizio dell’attività implica dei costi di gestione, oltre che dei ricavi, ma soprattutto implica l’adempimento agli obblighi fiscali.
Tuttavia aprire una Partita Iva e, quindi, essere un libero professionista, può essere vantaggioso se si pensa ai numerosi costi che è possibile portare in deduzione, ossia “scaricare”, dal proprio reddito. Si tratta di costi sostenuti dal professionista, relativi all’esercizio della propria attività. Alcuni costi sono deducibili per l’intero ammontare, altri, invece, lo sono solo parzialmente. Vediamoli insieme.
Sono spese interamente deducibili: le spese di cancelleria, i compensi e i contributi per i collaboratori occasionali e per i dipendenti, le spese relative all’acquisto di beni strumentali all’esercizio dell’attività, le utenze (bollette della luce, acqua, gas, telefono). Tra queste troviamo anche i corsi professionali, i corsi di aggiornamento e perfezionamento, i master formativi, i libri, e tutto quanto concerne la formazione e la crescita professionale. Sono anche spese interamente deducibili i premi di assicurazione contro i rischi professionali e i corrispettivi pagati per la concessione all’uso di marchi altrui.
Sono, invece, spese parzialmente deducibili: l’acquisto e l’affitto di immobili, l’acquisto di autovetture, le spese di carburante, l’acquisto di telefoni cellulari, alcune tipologie di beni strumentali, le spese di vitto e alloggio, la partecipazione a convegni e a congressi, le spese di viaggio e quelle di rappresentanza. Appartiene a questa categoria anche l’IMU per gli immobili esclusivamente strumentali all’attività svolta dal professionista.
Per poter usufruire del vantaggio è necessario e doveroso che tutte le spese enunciate siano dimostrabili e documentate con un documento fiscale, sia esso fattura, ricevuta, scheda carburante o scontrino. Questi sono i giustificativi di spesa. È importante, infine, non dimenticare l’intestazione. Tali documenti, infatti, per poter essere validi devono essere intestati al professionista che le spese le ha sostenute.
Info: Agenzia delle Entrate