Cedolare secca al 10% fino al 31 dicembre 2019 per chi affitta casa, ma non tutti possono beneficiarne. A chi conviene?
Ci sono buone notizie per i proprietari che usano affittare i loro immobili. La Legge di Bilancio 2018, infatti, ha sancito la proroga del regime fiscale agevolato sui canoni di affitto delle abitazioni, che permetterà di pagare una cedolare secca al 10% sui contratti di affitto a canone convenzionato (o concordato).
Indice
Cedolare secca 2018: che cos’è?
La cedolare secca è una tassa introdotta nel 2011 (D.Lgs n. 23/2011) sui canoni di affitto delle abitazioni, come alternativa all’imposizione IRPEF.
In pratica i proprietari, anziché riportare in dichiarazione dei redditi i compensi ricevuti per l’affitto, potranno optare per questo regime fiscale, pagando una percentuale sui canoni percepiti, tramite modello F-24.
Il regime fiscale ordinario prevede 2 aliquote per la cedolare secca:
- 15% per gli immobili affittati con canone convenzionato (o concordato);
- 21% per gli immobili affittati a canone libero.
Si tratta di un regime fiscale agevolato, pensato per contrastare il fenomeno degli affitti in nero, di cui possono usufruire i contribuenti privati, non anche i liberi professionisti, gli imprenditori e le società.
Oltre all’IRPEF, la cedolare secca sostituisce anche le addizionali regionali e comunali IRPEF, l’Imposta di registro, l’Imposta di bollo e va pagata entro lo stesso termine previsto per l’IRPEF.
Cedolare secca al 10% fino al 2019
Con la precedente manovra, l’aliquota per gli affitti a canone convenzionato era stata portata al 10% fino al 31 dicembre 2017, ma con l’approvazione della Legge di Bilancio 2018 la scadenza è stata prorogata al 31 dicembre 2019.
Dunque, questo regime fiscale sostitutivo dell’IRPEF, con aliquota al 10%, è stato confermato anche per il biennio 2018-2019 per l’affitto di immobili ad uso abitativo, anche con contratti temporanei (di durata non superiore a 30) o stipulati con studenti universitari.
Si tratta di un’agevolazione temporanea che non si applica ai contratti a canone libero, né agli affitti di locali destinati ad attività professionali, commerciali, aziendali o comunque ad uso non residenziale.
A partire dal 1 gennaio 2020, l’aliquota tornerà al 15%, salvo ulteriori proroghe.
È obbligatorio pagare la cedolare secca?
Questo regime fiscale agevolato è alternativo all’IRPEF, pertanto il contribuente ha la facoltà di scegliere con quale dei due tributi far tassare i propri canoni di affitto. Non si può escludere a priori che possa essere conveniente scegliere il regime fiscale IRPEF per i canoni di affitto, anziché il regime fiscale alternativo.
Tra l’altro bisogna tenere in considerazione che, se si sceglie di optare per la cedolare secca, non sarà possibile variare il canone, nemmeno se previsto dal contratto, né sarà possibile chiedere l’adeguamento ISTAT all’indice dei prezzi al consumo, almeno per il periodo fiscale per il quale si è scelto il regime sostitutivo.
Non c’è una regola generale che ci permetta di stabilire in anticipo se sia migliore una scelta piuttosto che un’altra, ma occorre una valutazione caso per caso, eventualmente consultandosi con un commercialista o un altro professionista del settore. Ad ogni modo, il contribuente ha la possibilità di scegliere.