Riforma dei reati fiscali: cosa cambia con il decreto sulle nuove sanzioni
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Tra i decreti attuativi della Riforma Fiscale approvati lo scorso fine giugno spicca quello relativo al riordino del sistema sanzionatorio in materia di reati penali tributari.
Rispetto alla normativa tuttora vigente, la riforma ha interessato soprattutto le seguenti fattispecie:
- Il reato di occultamento o distruzione di documenti contabili;
- L’omesso versamento di ritenute per le quali si rilascia una certificazione;
- L’omesso versamento dell’Imposta sul Valore Aggiunto (IVA);
- L’indebita compensazione.
- Per quanto riguarda l’occultamento o la distruzione di documenti contabili è stata riscritta la norma prevedendo una pena assai più aspra: si passa, infatti, dalla reclusione da 6 mesi fino a 5 anni, prevista dal testo prima della riforma, ad una reclusione da 1 anno e 6 mesi fino a 6 anni prevista nel nuovo testo approvato dal Governo.
- In tema di omesso versamento di ritenute certificate la riforma ha previsto due modifiche essenziali, senza però modificare la pena applicata, che rimane la reclusione da 6 mesi a 2 anni. Le modifiche riguardano l’inserimento anche della dichiarazione, nel caso specifico il modello 770, quale prova del reato di omesso versamento della ritenuta (oltre alla certificazione rilasciata dal sostituto d’imposta) e l’innalzamento da 50.000 euro a 150.000 euro della soglia di omesso versamento per ciascun anno d’imposta.
- Ma la modifica più “apprezzata” dai titolari di partita IVA è quella relativa all’omesso versamento dell’Imposta sul Valore Aggiunto, la quale prevede l’innalzamento della soglia che fa scattare la punibilità per l’omesso versamento da 50.000 euro a 250.000 euro. Anche in questa fattispecie non viene modificata la pena che rimane quella della reclusione da 6 mesi a 2 anni.
- Infine, per il reato di indebita compensazione viene introdotto un limite quantitativo superato il quale scatta la pena prevista: si tratta del mancato versamento di somme dovute, con l’utilizzo in compensazione di crediti non spettanti, per euro 50.000 per ciascun anno d’imposta. La pena sale alla reclusione che va da 1 anno e 6 mesi fino a 6 anni, per coloro i quali utilizzano crediti inesistenti per importi oltre la soglia di euro 50.000.
DANILO LIZZIO
Fonte: Delega Fiscale Governo Renzi – Schema decreto sanzionatorio