Succede così, da un giorno all’altro. L’azienda per la quale si lavora da sempre, quasi una seconda casa dove spesso si finisce col costruire i rapporti umani più importanti della vita, chiude i battenti. Colpa della crisi, non c’è da stupirsi, ne parlano tutti i giornali.
Ma quando succede a te di perdere il posto di lavoro, capisci all’improvviso la disperazione che – purtroppo, anche con gesti estremi– ha colpito tanti e tanti italiani negli ultimi anni.
Capita, però, che da un evento così grave come quello di restare disoccupati ne derivi un’opportunità di crescita, umana e anche professionale. È quello che è successo a Mauro Fadi, ex dipendente trentennale della Coopca che, a seguito della chiusura del punto vendita in cui lavorava, si è detto che non poteva finire così e ha colto l’occasione di diventare autoimprenditore insieme con una sua ex collega, ora divenuta socia del nuovo punto vendita.
Noi lo abbiamo intervistato. E la sua storia è un messaggio di speranza urbi et orbi.
Da ex dipendente della Coopca, lei e la sua collega Virna D’Aronco avete fatto sognare tutti gli italiani perché siete diventati titolari di voi stessi nello studio del notaio Lucia Peresson a Udine, dove erano in corso le cessioni e le aste dei negozi, con l’aggiudicazione del punto vendita di Pontebba. Come è nata l’idea di prendere le redini della situazione?
«L’idea è nata guardandoci intorno, dando uno sguardo a quello che poteva offrirci la piazza e, considerando che tutti e due abbiamo oltre 50 anni e non avendo grandi aspettative, abbiamo deciso di metterci in proprio, rischiare, lavorare sodo ma per noi, mantenendo in essere altri due posti di lavoro di nostri colleghi.»
Trent’anni di servizio e, da un giorno all’altro, vedere cadere a pezzi il proprio posto di lavoro. Come ci si sente ad aiutare se stessi e gli altri dipendenti che intraprenderanno questa nuova strada?
«Ci si sente orgogliosi di aver potuto dare un’alternativa e prosecuzione del posto di lavoro, non solo a noi stessi ma a due nostri colleghi. Il nostro stato d’animo era abbastanza a terra, anche a causa del pensiero che andava verso altre persone che non hanno avuto le nostre stessa fortuna e la nostra stessa opportunità. Perché, è vero che si parla di ripresa, ma non è che si veda poi così tanto all’orizzonte…»
Parliamo di uno dei tre nuovi regolamenti attuativi della legge sui criteri e le modalità di concessione di incentivi alle imprese che sono stati deliberati dalla Giunta regionale, su proposta del vicepresidente e assessore alle attività produttive Sergio Bolzonello. Nel dettaglio, Rilancimpresa Fvg. Si è trattato di un aiuto concreto per voi?
«In realtà, no. Da quanto ho avuto modo di appurare, il finanziamento in questione era rivolto a neocooperative costitute da ex dipendenti Coopca per assorbire ex punti vendita Coopca ma solo per coprire spese di consulenza, quindi noi, pur essendo l’unica realtà autoimprenditoriale in forma di srl, non beneficiamo di nulla. A suo tempo, era stato pubblicata su “Il Messaggero veneto” la notizia di tali finanziamenti volti a sostenere nuove forme di nuove autoimprenditorialità, ma al momento non abbiamo goduto di nessuna agevolazione. L’unica cosa che abbiamo ottenuto è stato il poter godere anticipatamente della mobilità, ma è una cosa che spetta a tutti.»
Come ha intenzione di intraprendere questa nuova fase lavorativa della sua vita?
«Noi rappresentiamo il primo ex punto vendita Coopca che riapre con una nuova insegna; dopo aver effettuato tutto l’inventario di passaggio, abbiamo riaperto il 2 gennaio scorso con la piena intenzione di dare anima e corpo per il nostro futuro. Volevamo restituire a tutta la comunità pontebbana un punto di riferimento. Il nostro negozio si chiama “La butteghe di Ma e Vi”, un nome volutamente friulano ( il punto vendita si trova in provincia di Udine sulla statale verso l’Austria a 20 km da Tarvisio, ndr).»
Quale messaggio di speranza vuole trasmettere a tutte le persone in difficoltà che rischiano di perdere il lavoro?
«So che è molto difficile riuscire a mettersi in proprio anche perché le banche non concedono facilmente prestiti ma, come abbiamo fatto noi da aprile scorso, consiglio di portare avanti comunque le proprie idee con forza e non mollare mai.»