Pensione anticipata? Possibile con l’Ape aziendale

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Dopo l’Ape sociale, l’Ape volontario, arriva anche l’Ape aziendale a carico dei datori di lavoro.

La riforma Monti – Fornero ha notevolmente irrigidito il sistema pensionistico del nostro Paese aumentando l’età di accesso alla pensione, l’anzianità contributiva dei locatori e generando non poco mal contento.
Lo Stato però ha cercato di correre ai ripari con alcune azioni correttive.

La legge di stabilità 2017 ha introdotto alcune forme di flessibilità del mercato del lavoro. Una tra tutte è chiamata APE, anticipo pensionistico. Ne esistono di tre tipologie diverse: Ape sociale, Ape volontaria ed Ape aziendale.

La prima è un contributo a carico dello Stato, e spetta ai disoccupati, ai soggetti senza reddito o in particolari condizioni di salute. La seconda invece, spetta ai lavoratori che decidono di anticipare l’uscita dal mercato del lavoro. In particolare, l’operazione consiste in un prestito bancario, richiesto dal lavoratore e garantito da un’assicurazione per coprire il pre-pensionamento. Una volta raggiunti i requisiti previsti per lasciare la propria occupazione, il neo pensionato pagherà mese per mese una rata trattenuta direttamente sulla pensione INPS spettante. Infine, l’Ape aziendale che funziona come la precedente, ma i relativi costi sono a carico dell’azienda. Vediamola nel dettaglio.

Come funziona l’Ape aziendale?

È un contributo economico pagato dai datori di lavoro del settore privato per anticipare l’entrata in pensione del lavoratore. I datori di lavoro possono incrementare la somma ottenuta dai lavoratori a seguito di versamenti INPS, in un’unica soluzione, per un importo uguale alla maturazione del diritto alla pensione di vecchiaia. L’adesione prevede un accordo tra il dipendente e l’azienda per cui lavora, anche senza il coinvolgimento da parte dei sindacati. La somma versata non farà altro che andare a coprire l’intero arco di anticipo pensionistico, rispetto alla normale data prevista.

Attenzione, però, perché l’Ape aziendale non è aperta a tutti, ma solo ai lavoratori in esubero nell’ambito di una crisi o ristrutturazione, e secondo determinate caratteristiche come ad esempio avere meno di 15 dipendenti.

Quali sono i requisiti dell’Ape aziendale?

L’Ape aziendale funziona come quella volontaria, la differenza è che il costo ricade sull’azienda.

I requisiti previsti dalla legge sono:

  • il lavoratore deve aver compiuto 63 anni;
  • deve andare in pensione entro 3 anni e 7 mesi;
  • deve aver versato i contributi INPS da almeno 20 anni;
  • deve lavorare nel settore privato;
  • la pensione dovrà risultare non inferiore a 700 euro circa;
  • la quota versata dovrà essere pari al 33% della retribuzione imponibile delle ultime 52 settimane lavorative, calcolata per tutta la durata dell’anticipo.

I requisiti sono più o meno uguali per tutte i tipi di Ape a disposizione, ad eccezione che nell’Ape sociale, dove lo stipendio non deve essere di 1.500 euro al mese e nell’Ape volontaria dove il costo è una percentuale di circa 4,6% 4,7% a carico del lavoratore.

Quali sono i costi dell’Ape aziendale?

Come detto, il datore di lavoro paga il relativo costo. Calcolare la spesa è semplice, basta conteggiare il 33% sulla retribuzione delle ultime 52 settimane. Un esempio, può essere di aiuto. Se un dipendente ha un reddito annuo di 25 mila euro e decide di ritirarsi entro un anno, l’importo da corrispondere sarà 8.250 euro annui, 16.500 per due anni e così fino a 3 anni e 7 mesi. A questi costi occorre sommare quelli relativi al prestito bancario (cioè i tassi di interessi sulle somme chieste dall’impresa per portare al compimento la misura), e i costi relativi all’assicurazione che è obbligatorio sottoscrivere. Inoltre, l’Ape aziendale prevede la detrazione fiscale del 50% degli interessi sulle rate, in modo da ammortizzare la spesa per l’anticipo pensionistico.

Si ricorda che in generare l’Ape è in via di sperimentazione, infatti è valida dal primo maggio 2017 fino a tutto il 2018, per gli anni successivi occorre aspettare nuove direttive.

Approfondisci l’argomento attraverso la Legge di stabilità 2017.